Contributi critici - Studio d'Arte di Lauro Papale

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Contributi critici

Giovanna Aragozzini (2015)
Lauro Papale gioca come un ragno di primavera a costruire una tela sotto due grandi alberi; uno dei due, rigoglioso e sempreverde, lo ha chiamato "Ispirazione". E' una pianta forte, generosa, stupefacente e invasiva, che si rigenera in modo esuberante e allarga i suoi rami in tutte le direzioni lasciando cadere frutti stravaganti; alla sua ombra e nel suo profumo, a partire anche solo da un frammento, nasce un primo segno; è quasi un filamento vivo e anarchico che Lauro prima asseconda con un gesto naturale, e poi mentre lo osserva e se lo fa amico, conduce dove vuole lui…
Lo sottrae così al disordine verdeggiante e scompigliato dai venti del primo albero e se lo porta in un luogo più tranquillo, buono per pensare, al riparo di una pianta secolare, anzi millenaria, che si chiama "Ricerca": questo è un albero imponente, radicato nella storia perduta dei popoli, e trae linfa dai misteri di antiche civiltà, mostra tra le rughe del tronco una geometria ancestrale e perduti alfabeti, ha un labirinto di rami che sembrano sorreggere l'universo. Qui si può aspettare che il segno si affini e si liberi dagli eccessi, che l'oggetto raggiunga la sua forma, che emergano volumi,colori, superfici; le voci di uomini antichi, ma anche i gesti sapienti e pratici di moderni progenitori, di cui Lauro è l'erede, accompagnano la lenta maturazione del frutto raccolto.
Questi due alberi l'artista li conosce bene; sa che non possono restare tanto lontani: a volte sarebbe tentato di restare a lungo sotto l'ombra dell'uno o dell'altro, stupefatto nella scoperta di una forma trovata, o assorto a decifrare segni e ridisegnare volumi… Invece le sue opere nascono in un continuo dialogo di natura e storia, di caso e progettazione, di tratti liberi e perfezione formale.
Da qualche tempo dai rami dell'Ispirazione è caduto un seme, che tra le mani di Papale è divenuto un "segno": scisso nelle sue componenti geometriche ha rivelato i suoi principi costruttivi e le sue potenzialità formali; Lauro l'ha reso tridimensionale, moltiplicato, aggregato sotto le chiome parlanti della Ricerca. Ma Il cuore pentagonale del seme ha aumentato la sua vocazione generativa e le ali divergenti gli hanno donato dinamismo e capacità di volare, così da tornare ad essere Ispirazione, origine versatile e fertile di infinite possibilità.
A favorire questa simbiosi tra grandi alberi, l'artista ha scelto una tecnica, la ceramica Raku, che lo costringe ad accettare l'imprevedibile, il mistero della materia che si genera e trasforma, un processo di natura alchemica che pone limiti alla progettualità ma al tempo stesso la esalta. Il Raku è quasi un alter-ego di Lauro, o meglio un bizzarro collaboratore che vuole fare di testa sua e che lo invita, al di là di ogni fine definizione formale, a considerare e rispettare la forza primordiale della natura e la natura ribelle dei suoi quattro elementi: alla fine il Raku finisce per assecondare borbottando l'idea di Lauro e la porta a perfezione lasciando sulle sue opere il suo alito profondo, arcano e imprendibile.

Paolo Berti (2014)
Introdursi nel mondo artistico con una tecnica difficile e raffinata come è la ceramica "Raku" rappresenta per Lauro Papale l'affermarsi di quelle istanze creative e narrative che appartengono alla sua interiorità e manualità. La tecnica Raku è decisamente difficile nell'esecuzione pratica e i risultati sono preziosi, anche per la sola realizzazione di semplici oggetti. Tecnica che richiede idee chiare durante la sua pratica e lungimirante capacità di prevedere il risultato finale. Di questo Papale è assolutamente padrone e le opere finite, oltre ad essere facilmente desumibili dagli schizzi preparatori, hanno una compattezza e una forza comunicativa non comune. Questa scelta non appare per niente casuale per lui. E' una sfida che ha voluto intraprendere per delle doti innate che facilitano l'esecuzione, ma, soprattutto, appagano le profonde necessità dell'Artista che sente il bisogno di creare con questo processo esecutivo e queste forme. Collima inoltre questa sua espressione artistica con il suo carattere e la sua personalità complessa, non dedita a improvvisazioni, di matura sensibilità, di notevole capacità manuale e di grande pazienza ed equilibrio.
Per le sue opere, chiamato come lo sono stato a scriverne, non occorre scomodare nessun fantasma dell'arte passata e cadere in citazioni a volte inappropriate, a volte esagerate, con parallelismi inutili. Si può serenamente dire che Papale è solo simile a se stesso e questo è importante. Le sue creazioni nascono sì da conoscenze accurate dell'arte passata, ma non ricalcano stili nè richiamano chicchessia. Si muovono leggere nella purezza formale ed espressiva, inducendo lo spettatore a leggerne con attenzione forme e contenuti. Dalle forme della realtà all'elaborazione del processo creativo e alla successiva realizzata trasformazione in una elaborata nuova composizione, il passo per il nostro è breve. In questo Papale è maestro. Sospesa tra il tridimensionale e il bidimensionale, la "danza delle forme", appare subito all'occhio dell'osservatore in ogni opera. Hanno esse un carattere che le rendono "movimento". Sono sintesi e frutto di meditata attenzione, oltre che di analisi e studio. Coglie Papale l'attimo giusto, quello dove i colori devono per forza fondersi con l'azione del soggetto e le linee vanno a contornare e suggellare tale danza. E per i colori occorrerebbe scriverne abbondantemente. Sono forti e nello stesso tempo tenui; si contrappongono, si esaltano a vicenda, si completano, in accostamenti che stimolano la visione e l'attenzione al particolare. I colori sono per l'autore, "dimensione altra", elementi magici nei quali sprofondare con l'immaginazione. I cobalti e i rossi di Magenta, si intersecano magari con tenui ocre o gialli napoli o con bianchi smorzati. Si uniscono in una musiva composizione, delineata da piombi immaginari e comunque essenziali, per esaltare l'oggetto dell'opera. A volte le forme si fondono in musicalità sapiente, altre volte si oppongono in stridenti e voluti antagonismi, necessari per la lettura completa dell'immagine. E così vediamo anche bianchi e neri intrecciarsi in talune sculture, dove le semplici e stavolta potenti voluminose e curvilinee composizioni si uniscono in abbracci, congiunzioni concatenate o torsioni bronzee.
Tavole monocromatiche poi di nuda terracotta, simili ad antichi ideogrammi, moderano e in qualche modo completano questo sfoggio e trionfo cromatico, come se l'autore voglia comunque richiamare alla sobrietà dell'Arte già esistente e celebrata, fondersi con essa per tutto l'arco della storia di civiltà passate, legando il presente al passato, interpretando autorevolmente la modernità e la contemporaneità, che di opera in opera compone un' unica, coerente narrazione. "Geo - metrica - mente" è il titolo di questa rassegna alla Galleria Vittoria. Una parola unica che racchiude tre significati o spunti di riflessione.
Per quanto io ne parli di Papale, sò esattamente dell'esistenza di evidenti note liriche nelle sue opere, ben lungi dalla fredda esattezza geometrica. E se giocassimo con anagrammi, stravolgendo il titolo ed anteponendo la "Mente", sede della memoria e dell'immaginazione creativa alla necessità "Metrica" della ricerca fedele e quasi scientifica della capacità documentale e grafica, facendola seguire da "Geo" la madre terra sulla quale viviamo e nella quale scrutiamo curiosi, con l'interesse per la conoscenza, scopriremmo un'anima diversa dell'Autore? No! Troveremmo che il freddo della geometria si è felicemente trasformato nel caldo dell'autorevolezza sapiente. Troveremmo che eleganza delle forme, poesia ed emozione trionfano.

Federica Fabrizi (2022)
Le opere di Lauro Papale sono il frutto di un rapporto diretto e connaturato con la materia a cui instilla, con maestria certosina e padronanza tecnica, energia pulsante.
Ricerca, esplorazione, geometria e sperimentazione caratterizzano le creazioni artistiche di Papale.
Il valore del segno, il senso del materico e gli accostamenti cromatici, ora delicati ora stridenti, che definiscono le forme sono le componenti principali dei suoi lavori, frutto di un'operazione lucidamente controllata e complessa.
Lauro Papale costruisce un alfabeto visivo declinando un elemento naturale, quale il seme dell'acero, a puro elemento geometrico: il nucleo viene trasformato in pentagono, in quanto, secondo l'artista, questa forma si adatta, all'aggregazione delle due ali (in natura questo seme dotato di ali è detto gemellato, quando si stacca dalla pianta si divide e ciascuno grazie all'ala di cui è munito riesce ad allontanarsi dall'albero e a percorrere molta strada in volo, prima di posarsi per terra). Proprio attraverso questo "segno", che l'artista chiama "pentagono alato", lascia una traccia di sé in cui esprime la sua sensibilità e originalità. Il "segno di Ppale non essendo un tratto astratto ma rappresentando una cosa reale si trasforma in simbolo artistico, da cui sono stati eliminati tutti gli elementi superflui. Possiamo parlare di un segno nuovo, come espressione della volontà di scoprire un nuovo codice di comunicazione. Papale crea il suo alfabeto basato su un unico segno che procede per ripetizione e addizione del medesimo segno.
Nel tempo, il "pentagono alato" diviene nelle opere dell'artista un vero e proprio modulo che viene declinato in diverse forme artistiche quali la ceramica raku, la pittura e la scultura.
Lauro Papale attratto dalle civiltà antiche attinge dal passato: per i bassorilievi viene ispirato dalla scrittura cuneiforme, tipica delle antiche tavolette di argilla, da cui riprende il rigore strutturale; per le ceramiche riprende l'antica tecnica raku, di origine giapponese. L'invenzione di questa tecnica è attribuita a un artigiano coreano nel XVI sc. ed è parte integrante di una delle più antiche tradizioni nipponiche: la cerimonia del tè. Il termine giapponese raku significa "rilassato, gioia di vivere" e deriva dal sobborgo di Kyoto nel quale era estratta l'argilla nel sedicesimo secolo. Nel diciottesimo secolo un manuale spiegava la tecnica in dettaglio, e da allora il raku si diffuse fuori dal Giappone. Questa tecnica solo recentemente è stata introdotta nel mondo occidentale, per opera di artisti americani che ne stravolsero i principi fondamentali e introdussero il procedimento della riduzione con cui si mette in evidenza la cavillatura, tipica di questa ceramica. E' una tecnica difficile da padroneggiare ma Lauro Papale, grazie alla sua abilità e manualità tecnica, riesce a dare vita a ceramiche uniche nel loro genere, in quanto sono frutto di ricerca sia dal punto di vista cromatico che plastico. Inoltre è una tecnica che esige perspicacia perchè si deve prevedere il risultato finale e questo converge con la sua strutturata personalità in cui nulla è lasciato al caso, nulla è improvvisato ma è frutto di un'attenta e puntuale ricerca.
Le sue espressioni figurative rispecchiano la ricerca di un rapporto nuovo tra l'artista, i materiali con cui lavora, il gesto creativo e l'opera e il segno che ne scaturisce. La sua pittura contiene il segno all'interno di una gestualità controllata che è spesso il risultato di una lunga preparazione e riflessione.
Il linguaggio figurativo di Papale si basa sulla ricerca del colore e sulla ripetizione del segno-pentagono alato che dà vita a composizioni geometriche ai limiti del figurativo. Nelle sue opere si respira un'assolutezza arcaica, quasi fuori dal tempo e dalla storia. I vibranti contrasti cromatici sono determinati dalla tonalità dei colori primari a volte ridotti alla semplice contrapposizione del bianco e del nero.
In altri termini, l'artista ha creato un alfabeto che è scaturito dalla sua esperienza, dal suo sentire, dalle sue emozioni, dai suoi interessi e quindi, si può affermare, il "segno" è spazio di libertà.

Paolo Cazzella (2014)
Dopo i regolari studi accademici e dopo una vita a 'donare' il suo insegnamento anche nella Moda e nella Grafica fino all'Arredamento, Lauro Papale (1945) si è dedicato e si dedica tutt'ora all'emozionante 'mondo' della ceramica Raku. E la tecnica, il Papale, la conosce bene. A mostra ultimata (Galleria Vittoria, via Margutta 103 - dicembre 2014) ho sentito il bisogno di raccontarvi quanto ho avuto modo di vedere nel visitare l'elegante esposizione e ascoltare dalle parole dirette dell'autore, sui diversi procedimenti per la realizzazione di vere e proprie sculture. Ebbene si, è proprio il caso di parlare di sculture. Infatti gli assemblaggi, che compongono le forme sapientemente prelevate dal contenitore metallico in fase di "riduzione" per cogliere quell'attimo fuggente oltre il quale il colore andrebbe a essere 'altro', vanno a costituire delle vere e proprie sculture. Lo è per 'Come tu mi vuoi' o per la 'Dea Fortuna' o ancora per 'Guerriero' per arrivare a quell' 'Aggregazione G2014' che è il prologo della terracotta patinata dal titolo 'Tracce, origine', solo per citare alcune sue opere. Opere che lo mettono 'sotto pressione' come scrive lo stesso Papale in catalogo. Prendendo spunto dall'interessante scritto dell'Autore (a mio avviso gli Artisti dovrebbero sempre scrivere del proprio lavoro, chi infatti meglio di loro può mettere per iscritto ciò che hanno elaborato, pensato, creato?) da una fase di studio su carta, tiene a farci sapere Lauro Papale, si passa alla realizzazione tridimensionale. Intervengono passaggi di 'sottrazione' dall'analisi alla sintesi. E fulcro dell'opera di Papale sono i 'segni'. Precisamente, perché attraverso l'interesse delle civiltà antiche, dove l'Autore attinge a piene mani, pur guardandosi bene dall'imitarle, preleva concettualmente quei segni così espressivi facendo assumere loro una nuova funzione: perdono quindi l'originario significato per divenire un complessivo progetto estetico di pura astrazione. E lo studio per le civiltà del passato oltre a un interesse innato per la geometria hanno portato e portano nel 'fare' artistico di Papale a valorizzare l'"Armonia". E questa armonia la si è vista anche nell'allestimento della mostra in collaborazione con Tiziano Todi Direttore Artistico e Tiziana Todi Direttrice della Galleria. Sarebbe interessante che alcune di queste sculture potessero essere sviluppate in una scala maggiore di quella realizzata: queste, infatti, si prestano ad avere dimensioni maggiori di quelle attuali.
Complimenti.

Giuseppe Lorin (2022)
Ed eccoci ad ammirare e riconoscere la forma e il segno del nostro archètipo primordiale, che immediatamente ci suscita e ci fa rivivere l'incanto del nostro pianeta Terra con tutti gli elementi che regolano l'esistenza su questa disponibilità di accoglienza.
Lauro Papale ha colto lo spirito degli apostoli della pittura moderna che affondano le proprie radici fin dove la comparsa dell'Uomo ebbe forma. L'arte della mimesica, e non della mimica, accoglie l'essere nei ritmi dei quattro elementi, che rispecchiano i caratteri delle esistenze. Entrare, nella fase creativa, nell'incanto geniale di quei ritmi con l'osservazione sistematica è trasformare l'evento osservato in opera d'arte classica che mantiene al suo interno l'elemento archetipico che viene riconosciuto dall'osservatore, nei secoli a venire de è per questa ragione che sarà e rimarrà un'opera classica. E' questa meraviglia che si nota nelle opere di Lauro Papale, opere classiche e rivoluzionarie nella loro intuizione, vuoi che si esprima l'artista begli stilemi accademici vuoi che intraprenda nuove strade e tecniche di altre culture, addirittura orientali o rifacenti alla nostra Mater Matuta mediterranea. I suoi apostoli guida sono stati Giuseppe Capogrossi, Walter Lazzaro, Edgardo Mannucci, Sante Monachesi, Antonio Sanfilippo, arricchiti dagli insegnamenti avuti nei suoi incontri artistici con molti altri Maestri, oltre agli studi personali su il Pictor Optimus Giorgio De Chirico e la sua pittura metafisica. In Lauro Papale resta quell'inno al giorno denominato "raku" con il Sol Levante, nell'impresa compositiva ardua nella cottura delle terre che danno segno e forma al mistero e all'enigma insite nelle cose fisiche osservate. Ogni forma, immagine ed oggetto trae il suo vero valore dalla coscienza dell'osservatore per le infinite associazioni e ricordi che può suscitare. Lauro Papale crea basandosi non sull'apparenza ma sulle possibilita di significato. Rompe i nessi logici e le classiche prospettive. Le relazioni con gli oggetti quotidiani vengono ribaltate, creando insolite composizioni ricche di inquietudine. Il Maestro, crea per associazioni e non per logica, cambiando così la storia dell'arte, gettando le basi per i nuovi e successivi artisti non meno di ciò che riuscirono a trasmettere gli antichi popoli dell'umanità dai primitivi segni di Altamura ai popoli precolombiani agli etruschi fino all'estremo oriente. Ricordi autobiografici e studi classici aprono il sipario a scene sorprendenti che ammaliano l'animo.

Fabio Mari (2018)
Entrando a contatto con le opere qui presentate da Lauro Papale, il primo, urgente bisogno da me percepito è stato quello della ricerca di un “perché”: il perché di un titolo, “narrazioni”, e il perché di un'opera in particolare, sin da subito miccia di una lunga e inattesa riflessione, quale si è rivelata “Noûs”. A lungo mi sono ritrovato ad osservarla, incapace di scioglierne l'enigma, fino a giungere ad una prima, insperata conquista: quest'opera è il fil rouge di una sperimentazione, attraverso essa si estrinsecano le ragioni di una poetica, e non è forse un caso se lo spettatore può osservarla come elemento centrale dell'allestimento. La chiave è nel concetto stesso di “noûs”, ossia la ragione, il Demiurgo platonico e l'Uno plotiniano, il principio ordinatore che nelle opere di Lauro Papale diviene il “pentagono alato”, modulo che genera le composizioni e innerva le superfici, eterogenee per tecniche e materiali, dando vita alla narrazione.
Il seme dell'acero, dato naturale da cui prende avvio la riflessione, si ritrova, tanto nelle tele quanto nelle sculture, depurato dei suoi elementi costitutivi per divenire puro segno, impalcatura di una costruzione che approda sì all'astrazione, ma che col dato “reale” di partenza non smette mai di intessere relazioni concettuali. Natura che si fa segno, dunque, pur memore dei suoi caratteri distintivi; sintesi geometrica che, nel colore e nello spazio, si fa racconto, espressione della vitalità di un artista maturo come Lauro Papale.

Rosa Orsini (2016)
Il linguaggio di Papale è prevalentemente figurativo, ma parte sempre da un'unica matrice: il segno, elemento declinato ad interpretare l'atto creativo da cui si sviluppa la composizione d'insieme. I segni concorrono a definire una simbologia, una sintesi geometrica ed astratta di linee nella quale confluiscono le sinergie di una dialettica interculturale da cui Papale attinge fonte e stimolo.
Segno che emerge come termine assoluto nelle sculture realizzate in legno, ferro, ceramica, forti di un astrattismo simbolico, cardine principale per la realizzazione anche di opere pittoriche.
Nella pittura la presenza degli elementi geometrici sulla tela crea una danza di tessere colorate, inserite liberamente nello spazio alla ricerca di un equilibrio armonico, in un gioco di piani affiancati e sovrapposti dove l'effetto di profondità è prodotto dalla contrapposizione tonale dei colori, spesso a rilievo sullo sfondo nero. Papale nasce come pittore, ma la sua attività di studio e di ricerca lo porta ad esplorare altri linguaggi espressivi, che interagiscono nella scelta compositiva e che oggi concorrono a completare il suo profilo artistico. L'esperienza pittorica emerge dal sapiente accostamento dei colori, dalle basi cromatiche che accentuano l'effetto di profondità e volume, riprodotto magistralmente anche nelle sculture, dove la cromaticità è contemporaneamente sostanza e forma, luce e ombra.
Nella materia lavorata su maiolica o con l'antica tecnica orientale Raku, il segno approda infine ad una forma compiuta. Papale riproduce figure ed oggetti intrisi di ancestrali significati simbolici. Totem, profili di guerrieri ed animali sono soggetti di raffinati lavori dai molteplici tasselli policromi, che rimandano talvolta ad antiche figure precolombiane, qui rielaborate attraverso la sua personale visione artistica.
Nella ceramica Raku la materia è di per sé opera d'arte. Accostandosi allo studio della tradizione orientale, Papale subisce la fascinazione di questa antica tecnica che lo conduce ad eccellenti risultati: la luce catturata dalle superfici policrome e spesso enfatizzata da effetti metallici, insiste sui piani sfalsati, nelle cavillature e nelle piccole pieghe, restituendoci preziosi punti di osservazione.
Plasticità e forma, cromaticità e tridimensionalità sono la risultanza delle superbe sculture e dei bassorilievi, che rappresentano una gran parte della produzione artistica di Papale. Riconosciamo nella sua arte l'aspirazione al compimento di un ordine connaturato in ogni singolo aspetto di vita e di forma. L'armonia della composizione cui giunge l'artista trova nella combinazione degli elementi un alto valore estetico che restituisce alla natura la sacralità della sua bellezza.

Laura Panetti (2021)
Le opere di Lauro Papale sono il compendio di forme e colori "semplici" accostati armoniosamente. Lauro è un artista poliedrico: la sua arte, infatti, va dalla pittura alla scultura, alla ceramica Raku, antichissima tecnica di origine giapponese che l'artista riesce a dominare con particolare maestria.
La produzione delle opere esposte in questa mostra, nasce da un elemento o segno che deriva dalla natura: il seme dell'acero che viene trasposto dall'artista in "puro" elemento geometrico, il "pentagono alato"; tale elemento diviene  modulo che, attraverso sue combinazioni, dà vita a opere uniche nel loro genere.
Il lavoro di Lauro è il risultato di una pittura e di una scultura segnica, ove il pentagono alato crea una struttura intesa ome insieme di segni interagenti e più segni compongono un sistema. Tradotto in strutturalismo linguistico ogni parola, alias segno, porta a un significato ben preciso che l'artista vuole dare all'opera: la variazione strutturale dell'opera è nel ritmo delle combinazioni segno/parola e ogni combinazione determina un significato preciso.
Nelle sue opere ritroviamo il concetto di arte primitiva visibile soprattutto nella ceramica Raku da cui l'artista trae non solo la tecnica formale ma anche le sue specifiche caratteristiche decorative, abbracciando il pensiero che l'arte deve essere pura, sentita e libera, ovvero portatrice di idea di libertà.

Antonio Scamardì (2011)
Raku, ovvero "gioire il giorno", è uno dei significati di questa parola attribuita ad un particolare tipo di ceramica giapponese aderente allo spirito della filosofia Zen che ricerca nelle cose che ci circondano la semplicità, la bellezza e l'armonia con la natura. Lauro Papale interpreta profondamente questo spirito: le sue ceramiche sono frutto di ricerca, sia a livello volumetrico che cromatico, di forme e colori propri della natura e concretizzati in segni inconfondibili.
Le opere prodotte sono sempre originali e rappresentano il frutto di un' attenta osservazione e di un approfondito studio della natura e delle regole geometriche che molto spesso trovano un punto di sintesi nella creazione di vere e proprie pitture o più ancora sculture ceramiche. Le loro forme sono sapientemente modellate a mano e decorate con colori dagli strabilianti effetti cromatici che solo questo tipo di ceramica è in grado di restituire all'osservatore. Colori, tanto più splendenti quanto più attenta e creativa risulta la loro composizione chimica e il loro accostamento armonico. La capace conduzione del fuoco e delle successive fasi di "riduzione", nelle quali il fumo assiste il ceramista, contribuisce a "vestire" la forma dell'oggetto lasciando sulla terracotta il "nero" della sua azione. Si completa in tal modo l'opera meticolosa di questo artista che è capace di meravigliare anche quando realizza la semplice ceramica da mensa: il piatto, la brocca, la ciotola.
Nelle opere di Lauro Papale c'è anche la presenza dell'uomo nelle sue fasi di crescita dalla notte dei tempi ad oggi, suggellate nei "segni" di manufatti di antiche civiltà che egli ripropone ricercando, assimilando e trasformando in chiave stilizzata e moderna.
Una mostra, questa, tutta da vedere e fruire ove la passione dell'artista filtra attraverso le opere esposte per giungere immancabilmente al visitatore.

Tiziana Todi (2014)
Ogni artista stabilisce un dialogo personale con la materia, esprimendo così la propria essenza e maturità artistica, attraverso la creazione di un'opera. Nel caso di Lauro Papale tutto avviene con passaggi lunghi, attraverso un percorso che partendo dalla propria fantasia e inventiva, con mirabile pazienza, arriva alla ceramica, elemento in cui imprime, fondendole e reinterpretandole, energie esistenziali, energie presenti nella vita che lo circonda.
"Con le mani in pasta", utilizzando una forma d'arte che ha le sue origini in tempi remotissimi, attraverso gesti che l'uomo di oggi ha spesso dimenticato, trasmette idee e valori insiti nel nostro quotidiano e che nella loro autenticità sono senza tempo.
Le forme semplici e primordiali che emergono nelle sue opere sono suggerite dalla concretezza della natura stessa. La ceramica, infatti, che sin dalle origini è legata ad un rituale sacro, vede l'uomo come creatore volto alla ricerca inarrestabile di nuove forme espressive, forme che nella loro semplicità possano far luce sulle mille sfaccettature dell'esistenza attraverso il filtro della sensibilità dell'artista.
Se, quindi, nell'arte, dove non esistono regole, la natura umana ha una funzione magica e l'artista crea seguendo un'ispirazione nella quale spazio e tempo della propria epoca si fondono con l'infinito che porta in sé, nel lavoro manuale della terracotta questo appare in modo particolarmente suggestivo. Si toccano, infatti, anche corde emozionali dovute a quel rapporto materico con la terra e la manualità che ognuno di noi sente sin dall'infanzia.
Nonostante tutto questo, però, Lauro Papale è legato saldamente al presente, alla contemporaneità, entusiasta di concepire e sperimentare, rielaborando la materia attraverso una filosofia creativa ed artistica che esprima instancabilmente un essenzialismo teso al recupero della dimensione tangibile dell'uomo che domina l'esistente, reinterpretandolo, astraendolo e concretizzandolo nuovamente.
Lauro Papale, attraverso i segni ed i volumi delle sue opere, ma anche attraverso precise scelte cromatiche, sempre frutto di un percorso interiore intensamente vissuto, riesce efficacemente a tradurre il mistero di un universo senza confine in quella libertà dell'intuizione immediata, vestendo di luce la corporeità opaca, arricchendola di un significato mistico che illumina l'animo ed è ispirata alla vita in sé.

Claudia Zaccagnini (2018)
Originario di Macerata, l'artista si è formato all'Accademia di Belle Arti di Roma sotto la guida dei maestri Giuseppe Capogrossi, Sante Monachesi, Edgardo Mannucci e Antonio Sanfilippo.
Appassionato indagatore della forma geometrica, ai cui eleganti e sintetici grafismi consegna la sua ricerca personale, Lauro Papale traduce in emozione cromatica e segnica l'universo che lo circonda.
Desume dalla Natura uno schema grafico che diviene traccia "narrativa", il pentagono alato, che conquista lo spazio in dinamiche composizioni. Rigore e libertà inventiva sono i due poli tra cui si estende il lavoro artistico di Papale che guarda al mondo della Storia, recuperando, in una personalissima lettura, l'antico e misterioso percorso segnico del cosmo precolombiano, ma anche quello dell'uomo contemporaneo e dell'universo animale, quest'ultimo fermato, con amorevole curiosità e brio, nella ceramica Raku. Fissare mediante la forma un pensiero, una sensazione e rendere l'elemento astratto una concreta e tangibile realtà, è ciò che si prefigge l'artista osservando l'universo creato di cui egli è parte e sensibile interprete.
Claudia Zaccagnini (2017)
Da un elemento vegetale della natura, il seme dell'acero, trae origine la ricerca plastica di Lauro Papale, approdata al "pentagono alato", pattern geometrico, prima grafico, poi tridimensionale, che caratterizza molta parte delle sue opere scultoree e pittoriche. 'artista, che crede nella potenza generatrice della natura, codifica in simbolo segnico quell'elemento e lo rigenera alla fonte di una regola esatta. Come un genoma, ogni unità si unisce in una perfetta concatenazione all'altra, libera di conquistare lo spazio infinito, regola aurea di uno spazio segnico in cui passato e presente trovano la giusta compenetrazione nella sintesi geometrica. Papale è un appassionato indagatore dei segni grafici di altre culture e civiltà. Cerca di attualizzare, con una rinnovata esegesi, quelle tracce venute da un tempo trascorso, piegandole alle sue istanze creative. E nelle sue alchimie lineari, fatte di impressioni ed eterni ritorni, egli genera delicati preziosismi.


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