Studio d'Arte di Lauro Papale


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Paolo Berti

Introdursi nel mondo artistico con una tecnica difficile e raffinata come è la ceramica "Raku" rappresenta per Lauro Papale l'affermarsi di quelle istanze creative e narrative che appartengono alla sua interiorità e manualità. La tecnica Raku è decisamente difficile nell'esecuzione pratica e i risultati sono preziosi, anche per la sola realizzazione di semplici oggetti. Tecnica che richiede idee chiare durante la sua pratica e lungimirante capacità di prevedere il risultato finale. Di questo Papale è assolutamente padrone e le opere finite, oltre ad essere facilmente desumibili dagli schizzi preparatori, hanno una compattezza e una forza comunicativa non comune. Questa scelta non appare per niente casuale per lui. E' una sfida che ha voluto intraprendere per delle doti innate che facilitano l'esecuzione, ma, soprattutto, appagano le profonde necessità dell'Artista che sente il bisogno di creare con questo processo esecutivo e queste forme. Collima inoltre questa sua espressione artistica con il suo carattere e la sua personalità complessa, non dedita a improvvisazioni, di matura sensibilità, di notevole capacità manuale e di grande pazienza ed equilibrio. Per le sue opere, chiamato come lo sono stato a scriverne, non occorre scomodare nessun fantasma dell'arte passata e cadere in citazioni a volte inappropriate, a volte esagerate, con parallelismi inutili. Si può serenamente dire che Papale è solo simile a se stesso e questo è importante. Le sue creazioni nascono sì da conoscenze accurate dell'arte passata, ma non ricalcano stili nè richiamano chicchessia. Si muovono leggere nella purezza formale ed espressiva, inducendo lo spettatore a leggerne con attenzione forme e contenuti. Dalle forme della realtà all'elaborazione del processo creativo e alla successiva realizzata trasformazione in una elaborata nuova composizione, il passo per il nostro è breve. In questo Papale è maestro. Sospesa tra il tridimensionale e il bidimensionale, la "danza delle forme", appare subito all'occhio dell'osservatore in ogni opera. Hanno esse un carattere che le rendono "movimento". Sono sintesi e frutto di meditata attenzione, oltre che di analisi e studio. Coglie Papale l'attimo giusto, quello dove i colori devono per forza fondersi con l'azione del soggetto e le linee vanno a contornare e suggellare tale danza. E per i colori occorrerebbe scriverne abbondantemente. Sono forti e nello stesso tempo tenui; si contrappongono, si esaltano a vicenda, si completano, in accostamenti che stimolano la visione e l'attenzione al particolare. I colori sono per l'autore, "dimensione altra", elementi magici nei quali sprofondare con l'immaginazione. I cobalti e i rossi di Magenta, si intersecano magari con tenui ocre o gialli napoli o con bianchi smorzati. Si uniscono in una musiva composizione, delineata da piombi immaginari e comunque essenziali, per esaltare l'oggetto dell'opera. A volte le forme si fondono in musicalità sapiente, altre volte si oppongono in stridenti e voluti antagonismi, necessari per la lettura completa dell'immagine. E così vediamo anche bianchi e neri intrecciarsi in talune sculture, dove le semplici e stavolta potenti voluminose e curvilinee composizioni si uniscono in abbracci, congiunzioni concatenate o torsioni bronzee. Tavole monocromatiche poi di nuda terracotta, simili ad antichi ideogrammi, moderano e in qualche modo completano questo sfoggio e trionfo cromatico, come se l'autore voglia comunque richiamare alla sobrietà dell'Arte già esistente e celebrata, fondersi con essa per tutto l'arco della storia di civiltà passate, legando il presente al passato, interpretando autorevolmente la modernità e la contemporaneità, che di opera in opera compone un' unica, coerente narrazione. "Geo - metrica - mente" è il titolo di questa rassegna alla Galleria Vittoria. Una parola unica che racchiude tre significati o spunti di riflessione. Per quanto io ne parli di Papale, sò esattamente dell'esistenza di evidenti note liriche nelle sue opere, ben lungi dalla fredda esattezza geometrica. E se giocassimo con anagrammi, stravolgendo il titolo ed anteponendo la "Mente", sede della memoria e dell'immaginazione creativa alla necessità "Metrica" della ricerca fedele e quasi scientifica della capacità documentale e grafica, facendola seguire da "Geo" la madre terra sulla quale viviamo e nella quale scrutiamo curiosi, con l'interesse per la conoscenza, scopriremmo un'anima diversa dell'Autore? No! Troveremmo che il freddo della geometria si è felicemente trasformato nel caldo dell'autorevolezza sapiente. Troveremmo che eleganza delle forme, poesia ed emozione trionfano.

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